L’amore per le cose della Terra mi ha portato fin da subito ad abbracciare per il mio vino la filosofia tutta “naturale”, senza interventismi o pratiche enologiche invasive perché da sempre sostengo che quello che serve per fare un ottimo prodotto è innanzitutto una gestione responsabile della campagna, oltre che della vinificazione e dell’affinamento dei vini perché “un buon vino ottenuto da uve sane bisogna impegnarsi per sciuparlo…”, profondamente convinto che nella sua natura l’uva così ottenuta abbia già tutte le caratteristiche fondamentali per dare vita ad un grande prodotto.
Per lo stesso motivo ho deciso di impiantare la vigna del bianco alla “Bandita” e quella del rosso ai “Vignali”, zone storicamente vocate per le rispettive tipologie di uva, privilegiando le varietà autoctone toscane in un ottica di rispetto della tradizione del territorio rocchigiano.
Da qui la scelta della conduzione biologica in campagna, l’utilizzo di lieviti autoctoni ovvero di fermentazioni spontanee e prive di solfiti aggiunti; nessuna chiarifica né tantomeno utilizzo di coadiuvanti enologici; nessun dosaggio di solforosa od altro all’imbottigliamento.
Utilizzo di bottiglie leggere per ridurre l’impatto ambientale relativo al consumo di vetro e tappo a vite per eliminare quello del sughero garantendo allo stesso tempo un prodotto integro, senza difetti indotti, al consumatore finale.